domenica 18 febbraio 2007

Pedalare fuori dal Canavese...Colle del LYS

Sabato 17 febbraio 2007

Partenza da Ciriè verso la val di Susa passando da Fiano, San Gillio, Caselette, Avigliana, svoltati a verso Rubiana e saliti per 15 Km. verso il Colle del Lys a 1314 mt.
Discesa verso Viù, Lanzo e ritorno a Ciriè.
Km percorsi circa 110
Dislivello complessivo 1100 mt.

Dopo aver tentato inutilmente di stuzzicare varie volte con attacchi sui fianchi, il gruppo con alcuni elementi del team Fantolino, abbiamo deviato e tentato la scalata al colle del Lys. Già dai primi kilometri ci siamo resi conto che il tempo stava improvvisamente peggiorando. Gonfie nuvole nere come grossi ematomi si stavano concentrando sul nostro obiettivo. A metà percorso con la neve che andava via via aumentando di intensità, con la carne secca che stava scarseggiando e quella poca acqua ormai gelata rimasta nella borraccia, scorgemmo due contorni indistinti, in effetti proprio due brutti ceffi, che scendevano giù dal colle. La difficoltà a riconoscerli subito dovuta alle avverse condizioni atmosferiche, ma anche dagli strampalati indumenti, ma dove li hanno acquistati, vedi foto se non abbiamo ragione, ci mise sulla difensiva. Subito Angelo sguainò la pocket-pompa della bicicletta che tiene sempre a portata di mano, brandendola in aria e sbraitando con tutto il fiato che gli rimaneva:
“ Stà ataint. A lè carià!”. Decifrato dovrebbe fare più o meno cosi:”Fate attenzione. E’ carica.”
Io non sapendo che fare, pedalando veloce, alzai con le braccia la bicicletta, con fare minaccioso! In quel mentre una voce tenebrosa di uno di quei tipi sinistri strillò: “siamo noi!!” “noi chi?.” Dissi: “Parola d’ordine”. “THE-IRON-HORSE” dissero in coro. L’incontrarsi e il riconoscerci appartenenti al blog THE-IRON-HORSE del Falco ci rassicurò, e per festeggiare l’avvenimento ci dividemmo le ultime provviste rimaste, bruciando un coppertoncino usato. Poi, nonostante l’avviso di non proseguire causa la vita stessa, decidemmo di avanzare. Gli ultimi tornanti furono come “l’eroica”. Nella tormenta, nel forte vento contro in salita, e in quel freddo che sa di smarrimento, di miseria, e di solitudine, soprattutto che sa di “chi c’è la fatto fare a venire fin quassù”, rivolgendomi lo sguardo che sudava lacrime e sali minerali, si alzò sulla bici, e nello sforzo massimo, proteso allo spasimo estremo, Angelo rantolò: “digli a mia moglie e a mia figlia che li ho sempre amati”. E prima di perderlo nella nebbia mi allungò il suo tesserino ciclistico, dicendomi con un filo di voce:” se c’è qualcuno che ho sempre voluto darlo, quello sei tu”. Lo ritrovai in cima festeggiato dalla associazione comitato resistenza colle del Lys e da un folto gruppo di pensionati come nuovo comandante. Fu dura a persuaderlo che proprio non era il caso. La discesa e l’arrivo all’auto fu un carneficina. Scendemmo in due e arrivammo solo in due. Comunque, anche per oggi, la nostra immaginazione ci ha fatto superare tutte le difficoltà e gli ostacoli. Ah, dimenticavo. “Adesso puoi anche mettere la sicura alla pocket-pompa. Siamo a casa al sicuro”. Sogni d’oro…

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