sabato 29 agosto 2009

Giro del Lys

Dopo un Agosto a ranghi ridotti ci ritroviamo un po più numerosi (anche se ancora con molte defezioni) per il classico giro de Lys. Complice un caldo che imperterrito continua a flagellare l'intera regione affrontiamo un percorso che, data l'altitudine media, preferirebbe altre temperature. A parte questo la giornata è piacevole e l'aria tersa permette una splendida vista sulle nostre montagne. A Lanzo ci imbattiamo in una mostra di velocipedi d'epoca davvero curiosa e accattivante, ci infiliamo negli stand per poi ripartire alla volta di viù. Presenti coccodrile, cassani, gutierrez e io falco saliamo fino al colle per poi scendere verso Almense. A metà discesa incrociamo Dany, che ci veniva incontro. Il gruppo rimane unito per poco in quanto cassani e coccodrile si "staccano" per rientrare a casa, io Dany e Guty proseguiamo e raggiungiamo Avigliana per poi affrontare ancora la salita della mortera. Alla fine saranno 125km per 1600 mt. di dislivello. Ciao alla prossima..... ps ma Rujano che fine ha fatto?.....

giovedì 20 agosto 2009

Colle dell'Agnello cima Coppi stagionale _......

UN PO DI FOTO DELLA GIORNATA

Il Colle dell'Agnello (in francese Col Agnel) è un valico alpino delle Alpi Cozie, a ovest del Monviso, che segna il confine tra Italia (comune di Pontechianale, Piemonte) e Francia (Queyras) a 2748 metri di altitudine.[1]

È il terzo valico stradale più alto delle Alpi, dopo il Passo dello Stelvio e il Colle dell'Iseran; poiché questi ultimi due collegano versanti appartenenti alla stessa nazione, ne consegue che il Colle dell'Agnello è il più alto valico stradale internazionale delle Alpi. È inoltre il secondo valico più alto d'Italia dopo il sunnominato Passo dello Stelvio.

Ci ritroviamo Guty ed io (falco) dopo un pò di ferie d'Agosto, in effetti non ci siamo fermati, lui nel pinerolese e in mountain bike con Miky, io nel monregalese alle prese con il colle del Prel (Pratonevoso) e il colle di Tenda. Ci ritroviamo dicevo ed è per l'impresa della stagione..... l'Agnello appunto. La giornata è magnifica e una sveglia infame ci strappa dalla pianura rovente in tempo utile. Quindi saliamo, saliamo per i circa 50 km che da Venasca ci portano al colle. Gli ultimi 10 danno ragione a chi definisce l'Agnello l'esame che rende un ciclista completo. Le punte sono di 14/15% ma la cosa più sorprendente è per quanto l'inclinometro rimanga in doppia cifra. A circa 2 km dalla vetta ho una piccola crisi che risolvo con il solito gel miracoloso, poi la soddisfazione di arrivare lassù, di vedere altri come te che fanno le cose più assurde per chi non può capire, come baciare la bicicletta, io abbraccio in uno slancio psicofisico lo stupefatto Gutierrez...... Era un pò che avevo in mente la scalta alla "bestia" oggi abbiamo avuto ragione di lui!
PS Visto quanto sopra l'obbiettivo passa sullo Stelvio!
Ciao Falco.

venerdì 14 agosto 2009

NIVOLA NIVOLET Il Gran Paradiso è ancora con noi….

UN PO DI FOTO DELLA GIORNATA
E' passato già un lustro da quando ho conquistato la cima del mitico Nivolet.....l' umana memoria non ricorda la fatica fatta a suo tempo, per cui si parte per riscalare la vetta transitabile più alta del GRAN PARADISO. Ancora un grande giro in solitaria e questa volta vorrei un pò di compagnia a supporto, ma tutti i miei compagni d’avventura sono ormai al mare, e a me non resta che pedalare da solo verso la frescura, visto la cappa d’afa di questi giorni. Partenza in discesa da Canischio e velocemente raggiungo Courgnè,i primi paesi corrono via veloci ...Pont, Sparone, Locana ecco ora si inizia a salire, dai 613m di Locana si arriva ai 1058m di Noasca. Iniziano la prime difficoltà ..... 4 tornanti consecutivi con picchi al 14% (niente male) ancora pochi km ed eccola lì.......la temuta galleria: 3535 metri d’adrenalina pura, in effetti c' è la strada parallela che eviterebbe la galleria, ma è piena di buche e massi ed è ormai molti anni che non vengono effettuati lavori di manutenzione, servirebbe una MTB per com’è ormai ridotta. Ormai sono in ballo e mi addentro, un cartello mi avvisa che la pendenza e del 15% (non bastava il buio e il traffico?) accendo la mia lampada posteriore e proseguo nelle speranza che non passino molte auto. Non c'è molto traffico ma quelle poche auto ti mettono in apprensione, ogni tanto c'è una quiete surreale spezzato da un rombo di qualche auto, inizia a fare caldo, nella galleria ci sono 15 °C eppure sudo, sudo e ancora sudo, gocciolo che sembro un rubinetto, ho bisogno di un ventilatore, non fà caldo nella galleria, ma la mancanza d’aria e l’irta salita iniziano a farsi sentire, fortuna che questo supplizio finisca in poco meno di venti minuti (mi rifarò al ritorno meno di tre minuti per percorrerlo! ) e la luce che proviene dalla fine del tunnel mi sembra la fine di un girone dantesco. Un cartello segnala che mancano 5 km a Ceresole e giunto in prossimità del lago, mi fermo per fare una breve sosta con annesso spuntino. Ormai mi rimangono "solo" (si fa per dire) 1000m, di dislivello e circa 18 km di salita, la fatica (anche per lo sforzo di ieri ) inizia a farsi sentire. Si riparte, la sosta ristoratrice ha restituito un pò di vigore alla pedalata, e superate le borgate di Chiapili entro in una nuova vallata con un panorama unico ed indescrivibile, la fatica inizia nuovamente a farsi sentire, e come se non bastasse un fastidioso vento contrario mi costringe ad uno sforzo supplementare non richiesto. Eccomi giunto alla diga del lago artificiale Serrù, e poco dopo la strada spiana anzi ci sono 500 metri di discesa, dopo di che la strada ricomincia a salire ancora all’ 8%, finalmente intravedo uno spiazzo con delle panche, no purtroppo non sono ancora arrivato, ma manca poco anzi pochissimo; scorgo l’ orizzonte e vedo una grande nuvola bianca, sembra panna montata, mi sembra di poterla toccare con la mano, forse è l’ altitudine a fare questi strani effetti, ma per fortuna sono ormai arrivato in cima. Nessun cartello che segnali il luogo dove mi trovo a testimonianza dell’ impresa (solo una fermata d’ autobus) , in tutti i passi e le cime che ho scalato, c’ è sempre un insegna. Scollino e scendo fino al rifugio Savoia, dove mi godo la meritata sosta sulla piana del Nivolet, un meritato riposo tra le nuvole del Nivolet. Alla prossima

Santa Elisabetta

Dopo un ritorno veloce a casa per commissioni, devo ritornare nuovamente a Canischio, per cui decido di allungare il giro ed esplorare la zona est di Courgnè; la scelta un pò obbligata e un pò per curiosità ricade su un santuario sopra Courgnè chiamato Santa Elisabetta, posto come sempre in alto a 1211m con circa 13 km di salita.
Entro al bivio della statale in valle sacra(chissà perché si chiama così ), i primi 5 sono abbastanza docili con pendenze non impegnative fino a Colleretto Castelnuovo, appena passato il bivio capisco subito cosa mi aspetta: un doppio tornante nel giro di pochi metri significa che si inizia a salire decisi, e i molti tornanti mitigano la durezza della salita che si assesta sul 9 % costanti, con punte fino al 15% fino intorno ai 1000 metri con un tratto in piano di circa 700m si riprende a salire con la pendenza di prima.
Il mio grado di allenamento fà si che non abbia molte difficoltà ma il mio stato di forma ferragostiana non è proprio il massimo per fare più giri consecutivi....e domani mi attende un grande giro..........e che giro !!!!
Coccodrille

mercoledì 12 agosto 2009

Bellecombe Plan du lac

Oggi siamo in Francia, saliamo in macchina fino sotto la diga del colle del Moncenisio, non per evitare la lunga salita ma per lasciare le forze per affrontare prima la splendida salita che ci porterà da Termignon nel parco della Vanoise ai 2367 mt. del rifugio di plan du lac. Lo spettacolo è veramente sublime, a 360° la vista delle cime ci ripaga della fatica e i ghiacciai eterni si stagliano bianchi di neve fresca dai loro 3500 mt. Mangiamo i panini e poi scendiamo verso quote più basse visto la temperatura decisamente fresca. Scendiamo da dove siamo venuti e dopo una sosta a Lanslebourg affrontiamo la seconda salita della giornata che ci riporta passando dal lago del Moncenisio alla macchina. Peccato che i filo francesi del gruppo si siano persi tale meraviglia..... ci torneremo!
Ciao Falco







domenica 9 agosto 2009

Il “Gran Paradiso” Campiglia Soana

Dopo un giro di "routine" con arrivo a Canischio, mi stabilisco per la notte e lo uso come punto di partenza per i giri da effettuare nei prossimi giorni.
Rapido sguardo sulla cartina e la scelta ricade su sulle valli Soanna e Orco. Partenza in discesa (devo tenere una riserva di energia per il ritorno) e rapidamente arrivo a Courgnè, rapido salto sulla statale verso Ceresole e in breve sono già a Pont. La strada inizia con un pavé degno delle classiche del nord, e con sommo stupore davanti a me lo sguardo ricade su un vecchio stabilimento: sono proprio davanti alla ex Sandretto, e i pensieri corrono subito a chi stà in panciolle al mare... vero Grillo? La strada inizia a salire con pendenze decise intorno all’ 8-10% in pochi km sono già a 750 nei pressi di Ingria. La strada adesso spiana e per circa 2 km rimane un lieve falsopiano gradevole, un notevole flusso di auto mi fà capire che oggi c' è qualche manifestazione sul mio cammino, infatti, l' aria di festa mi avvolge nei pressi di Ronco c.se (950m) con sfilata degli Alpini (ho lasciato in mio cappello a casa, a saperlo!) e dopo altri 3 km sono a Valprato Soana (1116m) Attraverso tutto il paese tra bancarelle e persone festanti a piedi. Uno sbarramento temporaneo blocca il passaggio delle auto, consentito solo a 2 navette e a piedi.Da lì si entra nel parco Naturale del GRAN PARADISO. La strada si inerpica per altri 2,5 km per arrivare a Campiglia Soana (1350m) dove finisce la strada asfaltata e inizia lo sterrato che porta al Santuario di S. Besso, dove domani ci sarà una sontuosa processione con l' arrivo del Vescovo di Ivrea! Ma già oggi sono previste iniziative nella frazione di Campiglia abbinato alla "Festa del Patoà" con canti e balli francoprovenzali. Un veloce "autoscatto" e dei decisi nuvoloni neri all' orizzonte mi consigliano un ritorno veloce che mi consente di arrivare stranamente puntuale per pranzo. (Totale 73 km per un dislivello totale di 1250m.)



venerdì 7 agosto 2009

Fauniera..... i Marchi del gruppo da MARCO!

Il Colle di Fauniera, o Colle dei Morti, (2.511 m s.l.m.) è un valico alpino situato nelle Alpi Cozie in Piemonte. Mette in comunicazione la Valle Grana con il Vallone dell'Arma (laterale della valle Stura di Demonte). Si trova al culmine della Valle Grana, famosa per il Santuario di San Magno. Il funesto nome di Colle dei Morti fu attribuito dopo una sanguinosa disfida avvenuta nel secolo XVII tra truppe franco-ispaniche e piemontesi nel valloncello poco distante (Vallone dei Morti). È stato scalato una volta al Giro d'Italia, esattamente nel 1999 (con successiva discesa verso Demonte) nella tappa Bra - Borgo San Dalmazzo vinta dal bergamasco Paolo Savoldelli.
(fonte Wikipedia)
Giovedì d'Agosto, una voglia matta di fare qualche cosa di importante, e cosa meglio di un'ascesa al colle che di nome e di fatto incute tanto timore? Per la verità la forma di chi scrive sarebbe più da grigliata in riva al mare ma la passione che ci lega è più forte di tutto il resto! Anche la scelta degli orari non è delle migliori e nonostante la “levataccia” che ci trova in auto alle 7,30 l'inizio vero e proprio della salita (Demonte 780m slm) non comincia prima delle 11. Sarà la canicola più devastante quella che ci farà compagnia almeno fino ai 1800 mt dell'alpeggio
dove ci fermiamo a riempire le borracce ormai vuote. Poi la temperatura si fa più accettabile anche se le forze risulteranno ormai ridotte al lumicino. Arranco fino alla vetta (2480?) con Guty che pazientemente indugia per non umiliarmi, dovrei proprio perdere qualche kilo, e queste sono proprio le salite che lo evidenziano! Poi finalmente lassù.... che sensazione... cime, vette, l'occhio scivola lontano ad ammirare la splendida desolazione delle valli del cuneese, così diverse dalle splendide Dolomiti eppure così stupende nella loro inesorabile desolante tristezza...... Il monumento al Marco nazionale è li che ci aspetta per la foto di rito, qualcuno gli ha indossato una bandana, la vetta merita il marmo. Poi è solo discesa passando dal colle di Esischie che sarebbe terreno di caccia per chi scrive ma il fondo risulta decisamente accidentato da non meritare rischi inutili. Poi, per gradire, un vento contrario ci accompagna per il lungo fondovalle che ci porta alla macchina parcheggiata a Dronero.
Ciao dal Falco.












sabato 1 agosto 2009

Chiamate Chaberton 31 31

UN PO DI FOTO DELLA GIORNATA
Ho parafrasato la quota da raggiungere e una nota trasmissione di una trentina di anni fà aiutava a realizzare alcuni sogni e finalmente questo sogno è stato realizzato.
Finalmente con le sospirate FERIE iniziano i grandi giri e subito si comincia a fare sul serio; si inizia dallo Chaberton, un nome che riecheggia nella mente da alcuni anni, ma mai affrontato per timori sulla reale percorribilità co
n la MTB. Finalmente con l'aiuto di El Diablo e di Rinaldo che per divertirsi al ritorno a optato per l' impresa a salire con un trattore (come lo chiama lui) di ben 14 kg di biammortizzata da portarsi come zavorra.
La partenza avviene da Fenils (1250m) e il giorno prescelto
coincide casualmente con la tappa dell' IronBike , che come arrivo ha lo stesso nostro obbiettivo.
Dopo circa 500m la strada diventa sterrata con pendenze decisamente rilevanti intorno 12-15% ma con un fondo privo di ostacoli la pedalata rimane agile e continua; la salita continua per alcuni km con la presenza costante di insetti (ad avere una rana sul casco la si farebbe morire di indigestione) e la
pendenza diventa più umana intorno al 6-7%.
Lo scenario che si presenta ai nostri occhi è decisamente unico, il sole fà capolino sulla punta dello chaberton e si intravedono chiaramente le torrette dei cannoni, numerose fermate per immortalare tale bellezza, tanto che veniamo superati da un escursionista a piedi che sapremo più tardi che fà parte dell' organizzazione dell' IronBike e anche da alcuni fuoristrada dell' organizzazione che incurante di noi poveri ciclisti
comuni mortali siamo considerati solo degli ostacoli, ma non per tutti, infatti, alcuni km dopo complice una banale foratura, un membro in moto dell' organizzazione vedendoci in difficoltà era pronto in ogni modo ad aiutarci a risolvere il problema. Nel prosieguo del percorso arriviamo ad un passaggio suggestivo e di grande effetto, una frana ha spazzato via il costone e la mancanza di parapetto la scia un senso di vuoto e decido di passare lontano dal bordo, nonostante la strada (penso rifatta da poco x via della presenza di una ruspa) sia larga un paio di metri.
Iniziano ad arrivare i primi concorrenti e per agevolarli ci spostiamo di lato e ne facciamo passare un buon numero, quando i passaggi sono diradati ci incamminiamo anche noi. Intorno a quota 2100 la strada si inerpica maggiormente e il fondo ciottoloso rende la pedalata impossibile ai più, per cui da li in poi la MTB diventa spettatrice fino in cima, (per la cronaca per alcuni tratti di pochi metri si potrebbe pedalare, ma salire e scendere per pochi metri non rende anzi forse è più faticoso). Fin
almente dopo 5 ore tra pedalate, bici in spalle e a piedi arriviamo in cima allo Chaberton.
Il panorama ripaga ampiamente la fatica per arrivare, ma la vista a 360° è impagabile, l' unico neo della giornata è l' andirivieni di 2 elicotteri che disturba la quiete, ma la giornata è spettacolare con una temperatura piacevole, tanto che per alcuni minuti mi sono assopito e crogiolato al sole.
Scattiamo le
foto di rito, aiutati da Andrea81 un membro del sito " LaFiocaVenMola" di cui anche Rinaldo collabora a scrivere per il sito.
Dopo il meritato riposo arriva il momento per me traumatico della discesa, e per il 97,5% l' ho fatto in sella, il 2% a piedi e per l' 0,5% con il c..o a terra!!!
Rinaldo con il suo trattore invece si è divertito con una discesa a rotta di collo facendomi letteralmente mangiare la sua polvere (io l' ho fatto in senso lato in salita, ma il risulta
to non è lo stesso avevo polvere dappertutto anche nelle mutande), ed El Diablo non è certo da meno ma il suo mezzo non può competere con quello di Rinaldo. Finalmente arriviamo all' auto dopo 1 ora abbondante di discesa, ed è stato uno dei giri più impegnativi che ho fatto finora, nonostante i 28 km totali effettuati (pochi ma durissimi), stanco sì, ma felice.
Da fare almeno una volta della propria vita ciclistica, ma prima di ripeterla ci penserò bene prima di intraprendere un’avventura così.
Alla prossima
Coccodrille